Il parere di Ines Testoni, docente di Psicologia sociale all’Università di Padova e direttrice del master in “Death Studies and the End of Life”.

Un lungo percorso di approfondimento sul tema della morte per cercare di capire le dinamiche individuali, sociali e relazionali connesse alla perdita: la professoressa Testoni ha approfondito negli anni i diversi temi dell’elaborazione del lutto, della rappresentazione e della comunicazione sulla morte, della terapia e del sostegno psicologico.

Nel suo ultimo lavoro, “Il grande libro della morte. Miti e riti dalla preistoria ai cyborg” (il Saggiatore, 2021), la studiosa bresciana racconta come l’umanità affronta il commiato dalla vita, proponendo ai lettori spunti in arrivo dall’antropologia, la psicoanalisi, la filosofia, la religione, la storia e l’attualità.

In Occidente, per esempio, si è determinato un progressivo sovvertimento, che ha visto la religione perdere terreno a favore della scienza: individuo e società si ritrovano così privi dei riferimenti simbolici utili a gestire i grandi temi dell’esperienza umana, in primis quello della morte.

Se fino alla prima metà del ’900, nella casa del defunto si allestiva una lunga veglia funebre, utile a sanare il trauma subito dall’intera comunità, oggi – in un mondo sempre più frammentato e frammentario – manca letteralmente il tempo per elaborare la perdita e non si danno le occasioni per una reale condivisione dell’esperienza e del dolore. Un fenomeno ulteriormente accentuato dall’attuale emergenza sanitaria, dove la solitudine dei malati e dei loro cari ha raggiunto picchi mai visti prima.

D’altra parte, la morte di per sé resta un’esperienza cui si va incontro necessariamente da soli. Di questo e altro Ines Testoni parla sul palco di TEDxTreviso, dove spiega anche quanto sia importante promuovere una cultura dell’educazione alla morte:

https://www.youtube.com/watch?v=ZsovYZxBk3U